In questa pagina mettiamo a disposizione un fac simile ricorso avverso intimazione di pagamento Agenzia delle Entrate Word e PDF editabile.
Si tratta di un modello che può essere utilizzato come esempio per scrivere un ricorso avverso intimazione di pagamento Agenzia delle Entrate.
Come Scrivere Ricorso Avverso Intimazione di Pagamento Agenzia delle Entrate
L’intimazione di pagamento è una diffida ad adempiere ad un pagamento che viene inviata al debitore da parte del creditore.
Tuttavia, la disciplina segue una differente regolamentazione a seconda che il creditore sia l’Agenzia delle Entrate o un ente o una persona differente.
In questa guida ci occuperemo nello specifico di come fare ricorso contro l’intimazione di pagamento inviata da parte dell’Agenzia delle Entrate per prescrizione e ti mostreremo come e quando puoi agire in tal senso.
Quando il creditore è l’Agenzia delle Entrate, questa deve notificare al soggetto debitore la cartella esattoriale prima di procedere con l’intimazione di pagamento.
La cartella esattoriale, detta anche cartella di pagamento, è un atto che viene inviato al cittadino in cui sono riportate le informazioni relative al debito come i metodi di pagamento, quando la si può impugnare e i termini per fare ricorso.
A partire dal momento in cui viene notificata la cartella di pagamento il debitore ha 60 giorni di tempo per adempiere al pagamento.
Se decorso il tempo utile il cittadino non ha pagato quanto dovuto, l’agenzia di riscossioni, alla scadenza dei 60 giorni, ha un anno di tempo per agire o con l’esecuzione forzata o con le misure cautelari, cioè pegno ed ipoteca.
Se entro l’anno l’agenzia di riscossioni non procede, non può più agire liberamente in qualunque momento. Risulta essere infatti necessario che prima proceda alla notifica al debitore dell’intimazione di pagamento, che appunto può avvenire anche dopo un anno dalla notifica della cartella esattoriale.
A partire dal momento in cui gli viene notificata l’intimazione di pagamento, il debitore ha soltanto 5 giorni a disposizione per pagare a differenza dei 60 giorni per la cartella esattoriale.
Se il tempo decorre inutilmente, ossia senza che abbia avuto luogo il pagamento, l’Agenzia delle Entrate può procedere al pignoramento entro un anno a partire dalla scadenza dell’intimazione di pagamento.
Questo è quanto previsto dal Decreto legge n. 76/2020, conosciuto anche come Decreto Semplificazioni, convertito poi nella legge n. 120/2020 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 14 settembre, che modifica l’articolo 50, comma 3 del Dpr n. 602/1973, prolungando così il periodo di efficacia dell’intimazione di pagamento da sei mesi ad un anno.
Questo appunto per quanto concerne il pignoramento. Nel caso in cui invece il creditore debba iscrivere un fermo o un’ipoteca, non è tenuto al rispetto di un anno di tempo dalla notifica dell’intimazione di pagamento.
Dopo avere ricevuto un’intimazione di pagamento, il contribuente ha diverse opzioni a sua disposizione. Può scegliere di saldare l’intera somma indicata nell’intimazione in un’unica soluzione, oppure può richiedere la rateizzazione degli importi, presentando un’apposita istanza, a condizione che non vi siano precedenti decadenze in rateizzazioni precedenti. In alternativa, il contribuente ha la facoltà di presentare un ricorso contro l’intimazione. Se in possesso delle ricevute che attestano il pagamento delle cartelle esattoriali o di altri atti contenuti nell’intimazione, può anche richiedere l’annullamento in autotutela. Infine, è possibile combinare la richiesta di rateizzazione con la presentazione di un ricorso, al fine di sospendere eventuali procedure esecutive o espropriative e contestare nel frattempo la pretesa.
I motivi per impugnare un’intimazione di pagamento possono essere molteplici e dipendono dalle specifiche circostanze del caso. Tra le cause più comuni vi sono la mancata o errata notifica di uno o più atti, come cartelle esattoriali o avvisi di accertamento, che sono richiamati nell’intimazione. Altri motivi di impugnazione possono includere l’avvenuto pagamento degli importi richiesti, la prescrizione o la decadenza delle somme richieste, nonché altre eccezioni che vanno valutate attentamente in base alla situazione concreta. Ogni caso richiede una verifica dettagliata per identificare i possibili vizi o errori che possano giustificare l’impugnazione.
Vediamo cosa accade se tra trascorre molto tempo tra la notifica della cartella di pagamento e l’intimazione di pagamento o se trascorrono diversi anni tra due intimazioni pagamento.
In questi casi il debito potrebbe cadere in prescrizione, di conseguenza l’ultimo atto notificato è illegittimo, per cui annullabile ed il contribuente viene esonerato dal pagamento.
La prescrizione è un istituto giuridico che fa in modo che un diritto, in questo caso la richiesta di denaro, si estingua se lo stesso non viene esercitato entro un termine prefissato dalla legge.
La ragione di questo istituto risiede nella certezza dei rapporti giuridici, se da una parte vi è il diritto da parte del creditore di ricevere quanto gli spetta, d’altra parte si cerca di fare in modo che il diritto venga esercitato in tempi ragionevoli per far sì che il debitore non viva nel costante timore di una richiesta improvvisa anche dopo decenni dall’ultima notifica.
Alla luce di quanto detto e contemperando entrambi gli interessi, sono previsti differenti termini di prescrizione in base alla tipologia di debito fiscale. Te li mostriamo
-10 anni per la prescrizione di Irpef, Iva, canone Rai, imposta di registro, imposta di bollo, imposta catastale e tutti i tributi in generale dovuti allo Stato;
-5 anni per la prescrizione di Imu, Tasi, Tari e tutte le imposte dovute a Regioni e Comuni, le multe stradali e tutte le sanzioni da parte dalle pubbliche amministrazioni, i contributi di previdenza da corrispondere all’Inps
-3 anni per la prescrizione di bollo auto.
Se viene notificata l’intimazione di pagamento quando ormai è scaduto il termine utile ed il diritto del creditore è caduto in prescrizione, il debitore può difendersi dalla pretesa di denaro impugnando l’intimazione.
Per farlo si hanno 60 giorni di tempo a disposizione che cominciano a decorrere dal giorno della notifica.
Il ricorso deve essere presentato al giudice competente che varia a seconda della tipologia di debito, ecco come individuarlo
-per le imposte, la Commissione Tributaria Provinciale, Fino a tremila euro ci si può difendere anche senza l’ausilio di un esperto mentre per valori superiori devi è necessaria l’assistenza di un avvocato o un commercialista
-per le contravvenzioni stradali e le altre sanzioni amministrative, il giudice di pace. Fino a 1.100 euro puoi difenderti autonomamente, in caso di cifre superiori devi ricorrere a un avvocato
-per i contributi Inps, il tribunale ordinario, sezione lavoro, sempre con l’ausilio e l’assistenza di un legale.
Modello di Ricorso Avverso Intimazione di Pagamento Agenzia delle Entrate Word
Il modello contratto di ricorso avverso intimazione di pagamento Agenzia delle Entrate presente in questa pagina può essere scaricato e modificato inserendo i dati mancanti.
Fac Simile Ricorso Avverso Intimazione di Pagamento Agenzia delle Entrate PDF Editabile
In questa sezione viene proposto un fac simile ricorso avverso intimazione di pagamento Agenzia delle Entrate PDF editabile da compilare.